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INFERMIERI, MEIN LIEBSTER! Intervista ad una collega emigrata in Germania

GermaniaIl lavoro è duro quando non c'è. Questa parafrasi, a dir la verità molto libera, di un proverbio tedesco in voga durante la Seconda Guerra Mondiale (l'originale si potrebbe tradurre con "Il pane è duro quando non c'è"), riassume purtroppo l'attuale situazione della professione infemieristica, ormai stretta fra due estremi: organici sottodimensionati e blocco del turnover da una parte e la crisi occupazionale che, ormai da un paio d'anni, ha investito in pieno soprattutto i neolaureati dall'altra.Quando il lavoro non è duro perchè non c'è, la mossa più logica è spostarsi dove è più probabile trovarlo. Da questo punto di vista i neocolleghi sono, per ovvie ragioni, i più flessibili ed il Gruppo Giovani, durante gli incontri con i neolaureati (l'ultimo del quale si è tenuto lo scorso dicembre) è stato spesso chiamato in causa per fornire informazioni sulle opportunità che la professione può offrire fuori dal nostro Paese.

Fra le mete più gettonate, dopo Gran Bretagna e Svizzera, c'è sicuramente la Germania, una nazione che da qualche anno, forse grazie all'influsso dei talk show politici che la utilizzano frequentemente come modello economico di riferimento, esercita un certo appeal. Ma è davvero la terra delle opportunità?

Andiamo a scoprirlo grazie a Jessica Moranda che, dopo la laurea conseguita nel 2012 all'Università degli Studi di Brescia, lavora a Stoccarda e ci parlerà della sua esperienza professionale in quello che, probabilmente, è il mercato del lavoro più ambito d'Europa.

D: Ciao Jessica, da quanto tempo sei in Germania?
R: Mi son trasferita a inizio dicembre dello scorso anno.

D:Come ti si è presentata l'occasione di partire?
R: Passavo le giornate a cercare lavoro mandando CV a ruota su internet e non. Un giorno mandai il mio curriculum vitae ad un’agenzia campana che recluta infermieri per cliniche e case di cura tedesche. Nel novembre 2012 organizzarono un colloquio in un hotel di Torre del Greco (NA) e per quell’occasione vennero personalmente i direttori del personale di alcune cliniche situate nel Baden Wurrtemberg. Attraverso un traduttore feci il mio colloquio ed eccomi qui a raccontare la mia storia.

D: In generale come ti trovi?
R: In generale bene,al lavoro son gentili e disponibili a risolvere qualsiasi tuo dubbio. Essendoci molti stranieri in Germania, in particolare nella città in cui vivo, i tedeschi son più aperti mentalmente rispetto a noi nei confronti dei lavoratori stranieri. Certo, non ci si sentirà mai 'come a casa' ma son ottimista. Una cosa che ho sentito spesso è: "Se non avessi legami partirei".

D: Tu chi hai lasciato in Italia e come fai?
R: I legami più forti m'aspettano in Italia, famiglia ed amici, ma la voglia di vivere una nuova esperienza e cambiare in meglio la mia vita ha preso il sopravvento sin dall'inizio.

D: E' difficile integrarsi?
R: Una cosa che ho imparato dai miei viaggi in Germania e dalle esperienze di persone che ci lavorano è che parlare correttamente la loro lingua è fondamentale per fare strada. Prima di partire sapevi già il tedesco? Decisamente sì, è difficile integrarsi. Purtroppo non riesci ad instaurare rapporti d'amicizia un po' più intimi rispetto al semplice rapporto lavorativo e questo non è causato tanto dal loro essere mentalmente chiusi, freddi o quant'altro,ma dal tuo problema a non saper parlare bene la loro lingua. Prima di partire non conoscevo una parola, dopo quattro mesi di corso intensivo m'hanno sbattuta in reparto e lì impari molto più alla svelta, ma mai a sufficienza. E' tosta, ci vuole tempo.

D: Dove lavori?
R: Lavoro a Stoccarda, in un reparto semi intensivo, qui si chiama reparto d'osservazione (Überwachungsstation). Ho in carico sopratto pazienti di cardiochirurgici, ma anche di chirurgia generale, ortopedia e ginecologia.

D: Ho sentito dire che, rispetto al mondo anglosassone, anche in Germania siamo ancora piuttosto lontani da una vera autonomia professionale. E' davvero così?
R: Dal punto di vista di un giovane professionista la Germania viene spesso vista come una sorta di Eldorado, dove è facile trovare lavoro e tutto funziona alla perfezione: è davvero tutto così perfetto? La perfezione non esiste, nemmeno in Germania. Ad un giovane professionista, riferendoci al campo infermieristico, viene offerto un contratto a tempo indeterminato dopo sei mesi di prova ed inoltre le porte son spalancate anche per corsi d'aggiornamento o corsi biennali equiparabili ai nostri master, il tutto per la maggior parte delle volte finanziato in toto dalla clinica per la quale si lavora. Dall'altro lato però son rimasti ad una sorta di vecchio mansionario, non esiste una figura ausiliaria e di supporto paragonabile al nostro OSS, di conseguenza non c'è ancora stato, per ora, questo passaggio professionale per l'infermiere (sempre se in Italia s'è verificato sul serio).

D: Come sono i pazienti tedeschi?
R: I pazienti paragonabili a quelli italiani, mentre i parenti forse ti tempestano un po' meno di domande.

D: Ovviamente non posso non chiedertelo: com'è lo stipendio?
R: All'incirca come in Italia, con la certezza che arriva ogni 27 del mese.

D: Prima della laurea avevi programmato un'esperienza all'estero o hai colto l'occasione al volo per via della crisi?
R: In realtà già durante gli studi mi sarebbe piaciuto fare l'Erasmus all'estero o anche solo scrivere la tesi, ma presso la nostra università non m'è stato possibile.

D: Rifaresti o consiglieresti questa scelta?
R: Diciamo che qui non devi aspettare 20 anni di precariato per farti una vita sicura. Se lavori hai diritti, stipendi più alti, welfare che funziona. Ripartirei altre cento volte. Oltre a tutti gli aspetti positivi e negativi rispetto alla vita lavorativa di cui ho già largamente raccontato, nei quattro mesi di corso di tedesco ho conosciuto venti ragazzi splendidi provenienti da ogni parte d'Italia che han condiviso con me le paure e le gioie di questa esperienza, alcuni di loro son diventati proprio amici con cui condivido molto e di cui non potrei più fare a meno, una persona in particolare, e di conseguenza penso che le amicizie sveve possano aspettare.

Grazie Jessica, in bocca al lupo: siamo sicuri che rappresenterai al meglio la professione infermieristica italiana!

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