I Makers e il nuovo Infermiere 3D
I Makers e il nuovo Infermiere 3D
dall'altro nel nostro ambito professionale siamo costretti troppo spesso a barcamenarci, giusto per fare un paio di esempi, fra software di gestione delle unità operative per nulla intuitivi o carrozzine poco funzionali, ingombranti e che mal si adattano agli ambienti di cura.
L'innovazione tecnologica in campo sanitario potrebbe invece avere un ruolo molto più importante nell'elevare gli standard assistenziali, ad esempio favorendo in maniera concreta l'applicazione di un concetto molto importante come quello di equipe multidisciplinare, che troppo spesso rimane sulla carta per una scarsa condivisione delle informazioni (in questo caso il paradosso diventa davvero bruciante, soprattutto nell'era dei social media, che permettono la condivisione istantanea di una quantità enorme di informazioni, sotto forma di testo, immagini e video).
Una domanda a questo punto potrebbe sorgere spontanea, non solo da parte dei tradizionalisti; se la tecnologia è in grado di avere un impatto così positivo, perché allora ci costringe spesso a combattere con veri e propri “leviatani” i quali, al posto di facilitarci il lavoro, assorbono nel loro utilizzo una grossa quantità di tempo ed energie che potrebbero essere meglio impiegati in altre attività?
Il problema principale è che, quasi sempre, chi progetta ausili o strumenti tecnologici per l'ambito sanitario ha una scarsissima cognizione della realtà dell'assistenza.
Ma ciò significa anche che i professionisti sanitari vengono poco ascoltati quando si tratta di progettare gli strumenti che dovranno utilizzare quotidianamente.
E' giunto dunque il momento di iniziare ad influire sulla loro realizzazione, collaborando attivamente con coloro che li progettano.
Lo scorso 20 giugno ho avuto la possibilità di rendermi conto che tutto ciò è possibile e, con ogni probabilità, anche nell'immediato; ho infatti rappresentato il Collegio IPASVI di Brescia e il Gruppo Giovani Infermieri al Maker Contest, un appuntamento che ha riunito a Milano investitori, professionisti attivi in ambito sanitario e soprattutto i makers.
Appunto, chi sono i makers?
Come tutti i fenomeni di recente formazione non è affatto semplice offrire una definizione univoca, anche perché durante la serata di Milano, organizzata dall'associazione Make in Italy http://www.makeinitaly.org/associazione/ con lo scopo di valorizzare le nuove idee hardware utilizzabili nell'ambito della salute, ho conosciuto persone dal background estremamente differenziato come artigiani, designer, ingegneri ed informatici.
La cosa che tuttavia accomuna maggiormente questi che potrebbero essere definiti genericamente inventori, è l'interesse per tutto ciò che è innovativo e alla portata dell'utente finale.
I makers gravitano intorno ai cosiddetti fablab (fra l'altro il 25 di settembre ne verrà inaugurato uno a Brescia), ovvero dei luoghi che sono a metà fra un'industria ed una bottega artigiana hi-tech (Leonardo Da Vinci docet) dotata di strumenti di fabbricazione digitale (stampa 3D, taglio laser, frese CNC).
I fablab sono animati da tre principi fondamentali; l’auto-formazione, il fare e, soprattutto, la valorizzazione di un'innovazione proveniente dal basso, quindi dalle esigenze concrete della vita quotidiana.
E’ chiaro dunque che, tenendo conto soprattutto di quest'ultimo aspetto, la sensazione di aver incontrato delle persone con una visione del mondo molto simile a quella di noi infermieri, è stata molto forte.
Va detto che i makers che ho avuto la fortuna di conoscere durante l'evento mi sono sembrati molto diversi per formazione, vocazione ed obiettivi.
Alcuni di loro vogliono solo condividere liberamente le loro invenzioni senza scopo di lucro, altri invece vorrebbero fare impresa, anche se mantenendo un'impronta fortemente etica, ad esempio contenendo i prezzi delle loro creazioni.
Tornando al 20 giugno, la location dell'evento, un bel palazzo ottocentesco nel cuore di Milano (sede del SIAM, Società d'Incoraggiamento d'Arti e Mestieri http://www.siam1838.it/) e l'accoglienza di un eccellente catering siciliano, mi hanno permesso di superare più agevolmente il doppio trauma rappresentato dalla tipica afa milanese e dall'eliminazione dell'Italia ai Mondiali.
Le presentazioni di rito con i partecipanti alla serata sono state caratterizzate da un interessante scambio di opinioni sui problemi e sulle sfide attuali della sanità italiana e internazionale.
Dopo questa prima fase di reciproca conoscenza si sono avvicendati sul palco, introdotti da Andrea Danielli (fra i maggiori promotori dell'evento) e Marco Bocola, i makers con le loro invenzioni alle quali, va detto, non sarà facile rendere giustizia in poche righe.
La Hat Shirt di Marco Lombardo ad esempio è una maglietta che misura, tramite appositi sensori, parametri come la temperatura corporea, la frequenza cardiaca ed è in grado di quantificare il movimento muscolare. La cosa più interessante di questa invenzione è che i dati possono essere raccolti tramite un'apposita e intuitiva app per essere utilizzati in visite da remoto, o per creare una vera e propria cartella clinica predittiva.
Subito dopo è seguita un'invenzione che ho trovato, nella sua semplicità, davvero folgorante, soprattutto per le possibili ricadute nell'assistenza sia a domicilio che in un contesto di cura istituzionalizzato. La Tilting/Stretching chair di Marco Tonci Ottieri e Sergio Subrizi, è una carrozzina che può trasformarsi (grazie ad un comando elettrico assistito) in una barella, regolabile all'altezza del letto dell'utente, semplificando e favorendo così le delicate operazioni di trasferimento carrozzina-letto (e viceversa). E' inoltre impermeabile (va letteralmente sotto la doccia), sagomata per seguire le normali curvature anatomiche e personalizzabile nella colorazione.
Chi come me lavora in una RSA, può capire il mio entusiasmo: la possibilità di eliminare o ridurre notevolmente l'utilizzo dei costosi ed ingombranti sollevatori sembra a portata di mano.
E' poi seguita la TooWheels http://toowheels.org/, di Fabrizio Alessio, ancora una volta una carrozzina, ma in questo caso autocostruibile (attraverso manuali, modelli 3d e tutorial video) e utilizzabile in contesti sportivi, con la possibilità di migliaia di euro di risparmio rispetto alle omologhe commercializzate.
L' InfoGlass di Sergio Camici è invece un bicchiere molto speciale, che permette di misurare, su un display di facile leggibilità e dal design accattivante, la quantità di una determinata sostanza (glucosio o alcol) contenuta in una bevanda. Con 382 milioni di diabetici nel mondo un semplice bicchiere può rivestire un ruolo non di poco conto nella prevenzione delle complicanze di una malattia che ha un forte impatto economico sui sistemi sanitari occidentali.
Tutti questi prototipi sono di per sé molto interessanti, ma contemporaneamente hanno ampi margini di perfettibilità, ed è qui che entra in gioco la nostra professione con tutto il suo bagaglio di competenze.
Tutti i makers con cui ho scambiato opinioni sui prototipi visti si sono infatti dimostrati molto interessati al contributo che potremmo essere in grado di offrire nel migliorare le loro invenzioni, anche se, va sottolineato, sembravano piuttosto sorpresi del range di competenze che possono avere gli infermieri
Quest'ultimo elemento mi ha spinto molto a riflettere sull'inutilità di certe sterili diatribe interne alla nostra professione a cui siamo costretti ad assistere da un po' di tempo sui social network.
Eventi come il Maker Contest devono al contrario farci capire che, a vent'anni dal riconoscimento legislativo del nostro profilo professionale, è giunta veramente l'ora di iniziare a raccogliere i frutti che da esso possono derivare.
E' però necessario superare la fase attuale in cui continuiamo a dire a noi stessi, in una sorta di autoreferenziale training autogeno, quanto siamo importanti e, contemporaneamente, iniziare invece a proporci in maniera nuova.
Serve pertanto un infermiere, consentitemi la metafora tecnologica, in 3D; un professionista consapevole delle sue competenze, capace di confrontarsi senza timori con ambiti professionali anche molto diversi dal nostro ed in grado di essere presente nei luoghi, non solo istituzionali, in cui si creano gli scenari futuri della sanità.
Il confronto con la dinamica realtà dei makers e dei fablab potrebbe essere un ottimo inizio.