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 Vademecum Elezioni OPI Brescia

Competenze avanzate: a presto le nozze.

Nurse JakyeVolevamo darvi un rapido aggiornamento sul tema (caldo) delle competenze quando arriva la notizia (fresca) di qualche giorno fa, 29 gennaio. E’ pronta la bozza di accordo da inviare all’esame della Conferenza Stato-Regioni.

Ne abbiamo parlato a più riprese sulle nostre riviste, ne hanno parlato –quasi ogni giorno- tanti commentatori, dentro e fuori la professione. Ormai sono trascorsi quasi tre anni dall’istituzione dell’apposito tavolo tecnico al Ministero e la tela, faticosamente tessuta di giorno, pareva che venisse regolarmente disfatta di notte. Dopo innumerevoli trattative, annunci, smentite, verifiche tra le parti e “cabine di regia”, finalmente l’accordo  dovrebbe metter fine al tormentone competenze.  Rispetto al testo precedente non esistono più elenchi di funzioni/attività per ciascuna delle sei aree previste, che ricordavano tanto il mansionario del DM 225/74, abolito ormai quindici anni fa con la Legge 42/99.

Ma quali sono poi queste competenze “avanzate”? Aggettivo che, peraltro, non compare mai nel testo. Spesso si fa riferimento ad una serie di esperienze legate ad attività come, ad esempio, la completa gestione in autonomia di medicazioni avanzate, l’inserimento e la gestione di determinati presidi come i cateteri venosi centrali, alcune modalità di risposta alle “urgenze minori” come il See and Treat toscano, alcune modalità di risposta alle urgenze intermedie come il  triage avanzato.

 Tuttavia, se circoscriviamo le competenze avanzate a queste attività, tutto il dibattito risulta praticamente inutile perché riguardano una piccolissima parte  della professione infermieristica e, soprattutto, delle organizzazioni sanitarie. Se invece per competenze avanzate intendiamo anche lo sviluppo delle competenze, previste nella bozza, per migliorare la presa in carico della persona, la continuità assistenziale tra ospedale e territorio, il governo dei bisogni assistenziali, sanitari e socio sanitari delle persone, delle famiglie e della comunità assistita,  allora cambia il paradigma e si comprende la posta in gioco della discussione di questi mesi.

Una previsione importante del testo è l’accreditamento professionale sui diversi livelli di carriera, finalizzato – si legge nel documento - allo sviluppo di un sistema di garanzia per il professionista ma soprattutto per il cittadino. Basato sulla certificazione delle competenze del singolo, attraverso la costituzione a livello di ogni Regione di un Sistema di certificazione delle competenze, garantirà la coerenza tra lo sviluppo del sistema salute e la capacità dei professionisti di rispondere in modo adeguato ai bisogni della persona.

Nuovi ambiti nella formazione universitaria. Si rivedranno sia i piani di studi della laurea magistrale sia della laurea triennale e dei master, per una maggiore coerenza con la formazione degli altri paesi. Nel dettaglio, l'accordo prevede che, attraverso un provvedimento del ministero dell’Università, di concerto con il ministero della Salute e d’intesa con le Regioni, dovranno essere emanati gli indirizzi per dare corso alla formazione dell'infermiere specialista e al riconoscimento dei CFU (Crediti Formativi Universitari) relativi ai percorsi pregressi effettuati in ambito regionale.

Altri due nuovi articoli “Percorsi per lo sviluppo delle competenze professionalie Governo dell’evoluzione professionale, formativa e organizzativa nel Ssn”, arricchiscono la bozza di Accordo Stato Regioni. La novità più importante riguarda la formazione. Si pongono in essere le condizioni perché si realizzi la figura dell'infermiere specialista, già prevista dalla legge 43/06. In pratica, anche per l'infermiere si prevede la possibilità di arricchire ed implementare le proprie competenze in materie specifiche, tuttavia suddivise in macroaree con una visione olistica, rispetto alla forte articolazione specialistica prevista per i medici.

Sei, in particolare, le aree su cui si svilupperanno le nuove competenze, e quindi la formazione specialistica degli infermieri: 
?Area cure primarie - servizi territoriali/distrettuali
?Area intensiva e dell'emergenza-urgenza
?Area medica
?Area chirurgica
?Area neonatologica e pediatrica
?Area salute mentale e dipendenze

Spicca l’assenza di un’area della geriatria, seppur ricompresa nella più ampia area medica, considerati gli aspetti sia demografici sia epidemiologici che caratterizzano il trend evolutivo della nostra società.                                                                                                                     

L’accordo è accompagnato da una relazione tecnica sui nuovi profili professionali, utile a comprendere gli obiettivi e lo scenario dell’accordo che si inserisce nel quadro normativo attuale, senza prevedere nuove norme ma impegnandosi a dare attuazione a quanto già previsto dai tanti interventi normativi che hanno modificato il profilo e la formazione dell’infermiere. Questa scelta risponde indirettamente al principale scoglio in cui si è imbattuto il documento del Ministero: le obiezioni dell’Intersindacale medica, secondo cui era necessaria per la professione infermieristica una regolamentazione prevista dalla legge sia per la definizione del campo di attività e responsabilità, sia a  garanzia del diritto alla salute dei cittadini.

Secondo il giurista Luca Benci il documento dei sindacati medici usa due pesi e due misure. Infatti quando parla della professione medica non cita leggi, che infatti non esistono, ma evidenzia un “nucleo irriducibile di competenze riservate alla professione medica che debbono essere individuate nelle attività di diagnosi e di prescrizione terapeutica”. Sappiamo che questo è vero, ma curiosamente possiamo dire che le “competenze” previste per la professione medica sono riconducibili alla consuetudine e alla tradizione. Non è mai stato definito il cosiddetto “atto medico”. In tutto il mondo si parla infatti di atto sanitario.  Insomma, secondo Benci non è detto che i cambiamenti si debbano fare solo per legge. Le strade possono essere diverse e in questo periodo storico si tende a scegliere quelle più percorribili.

 Non va infine sottaciuto che con l’avanzare delle competenze si avranno anche “responsabilità avanzate”. E qui le organizzazioni sindacali hanno promesso di fare la loro parte. Nel documento  si parla di “una nuova visione contrattuale” che preveda progressioni di carriera e più flessibilità. Tuttavia, considerato che lo schema di accordo è stato mandato al Ministero dell’economia perché verifichi che il tutto si faccia “isorisorse”, sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i nostri iscritti di continuare ad assumersi maggiori responsabilità nell’esercizio della loro professione. Che dire… c’è il rischio che le nozze, a lungo ritardate da Penelope si facciano, ma coi fichi secchi?

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