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Giovedì, 30 Maggio 2013 12:07

Giornata internazionale dell'infermiere 2013: close the gap (between us)

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giornata internazionale infermiereAl di là dell'inevitabile retorica di circostanza, mi sento di dire che il convegno dell'11 maggio ci ha dato modo di vivere una bella giornata per la professione infermieristica. Innanzitutto il nostro gruppo di lavoro, dopo poco più di 12 mesi dalla sua formazione, è stato orgoglioso di presentare ufficialmente agli iscritti un primo bilancio delle attività svolte, che ha trovato un riscontro, in termini di apprezzamento, ben al di sopra delle nostre più rosee aspettative. Vorrei anche aggiungere che, sempre per noi neolaureati, la giornata internazionale dell'infermiere non poteva capitare in un periodo migliore; lo sblocco della graduatoria agli Spedali Civili di Brescia e le dichiarazioni molto incisive del Commissario Ezio Belleri durante i saluti iniziali, hanno portato una ventata d'aria fresca e di entusiasmo che non si respirava da parecchio tempo.

Ma l'11 maggio è stata anche un'ottima occasione per incontrare, come ogni anno, colleghi provenienti da tutta la provincia (e non solo), con i quali normalmente si fatica a mantenere i contatti; è stata perciò un'opportunità per fare networking professionale, nella sua accezione più autentica. Rispetto allo scorso anno, il convegno organizzato dall'IPASVI è stato caratterizzato da un programma dalla tempistica molto compressa, che tuttavia si è fatto apprezzare per l'alta densità di contenuti dei singoli interventi. La tematica della giornata, ovvero il valore concreto che l'etica professionale deve avere nella pratica quotidiana, oggi ha una valenza molto significativa, specialmente in un periodo in cui, per scarsità di risorse economiche, lo scollamento fra istituzioni sanitarie ed utenza rischia di aggravarsi e di avere ripercussioni anche sull'approccio al paziente. Proprio da questo punto di vista l'intervento della Dottoressa Mortari si è fatto apprezzare sia per l'intensità delle narrazioni dei colleghi, ma anche per i diversi spunti di riflessione significativi per la nostra vita professionale. Il rapporto infermiere-paziente ed il superamento del gap che a volte (purtroppo) ci divide è stato pertanto affrontato con molta efficacia e schiettezza, la stessa che tuttavia ha messo in luce, in particolare durante la prima tavola rotonda, una questione che viene affrontata troppo poco nella nostra comunità professionale, ovvero che il vero gap da colmare è, forse, fra noi infermieri. Per prima cosa ho dovuto constatare, non senza un pizzico di rammarico, che sussiste ancora la stantia contrapposizione fra infermieri ed infermieri "vecchia scuola", la quale mi ricorda la distinzione che si faceva agli inizi degli anni Novanta fra il rap “new new school” e quello “old school”. Ironia a parte sono più che mai convinto che, nell'anno 2013 sarebbe bello andare oltre queste differenze e sentirci, finalmente, infermieri e basta. E' infine emersa un'ulteriore contrapposizione, fra i colleghi impegnati sul campo e quelli che lavorano nelle amministrazioni, come se questi ultimi avessero in qualche modo tradito la professione; personalmente, ritengo invece che il fatto che continuino ad esserci infermieri dirigenti debba essere un punto d'orgoglio per la professione, che rischiamo in questo modo di farci portare via (come si è tentato di fare in ambito universitario con recente ricollocamento del Settore scientifico-disciplinare Med 45). Allora sforziamoci, lavoriamo per colmare il gap con l'utenza, ma riflettiamo prima di tutto su quello che c'è ancora fra di noi.

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